L’allergia al veleno di imenotteri è un fenomeno sottostimato, ma rappresenta un’importante causa di morbilità e mortalità in Italia e in tutto il mondo.
Sono oltre 5 milioni gli italiani che ogni anno vengono punti da un’ape, una vespa o un calabrone. A seconda dell’ambiente di vita e del tipo di attività si calcola che il 56-94% della popolazione adulta sia stata punta da un imenottero almeno una volta nel corso della vita.
In Italia, oltre alle api e alle vespe, anche i calabroni rappresentano una causa frequente di reazioni allergiche spesso gravi.
Le reazioni allergiche alle punture si distinguono in: reazioni locali e reazioni generalizzate (sistemiche).
Le reazioni allergiche locali
In seguito alla puntura di api, vespe o calabroni è normale che compaiano lieve rossore o leggero gonfiore. Si tratta di reazioni locali che non sono dovute a un’allergia, ma sono causate dalle sostanze tossiche contenute nel veleno.
Le reazioni allergiche locali vere e proprie sono invece causate da componenti del veleno che inducono la formazione di anticorpi IgE specifici. Si tratta di reazioni locali estese, ovvero caratterizzate da un gonfiore con arrossamento e prurito che si manifesta in sede di puntura con un diametro superiore ai 10 cm e hanno una durata superiore alle 24 ore.
Le reazioni allergiche sistemiche
Le reazioni allergiche generali/sistemiche (dall’1% all’8,9% dei casi) solitamente insorgono entro mezz’ora dalla puntura, spesso dopo pochi minuti, e possono manifestarsi con uno o più sintomi quali:
- orticaria
- prurito diffuso
- malessere
- gonfiore
- vertigini
- nausea
- vomito
- diarrea
- dolori addominali
- mancanza del respiro
- stordimento
- confusione mentale
- abbassamento della pressione sanguigna
- perdita di coscienza
- perdita di feci/urine
Pertanto dopo la puntura di un imenottero si può presentare la sola orticaria oppure si possono manifestare varie combinazioni quali orticaria accompagnata da dolori addominali oppure angioedema più orticaria e mancanza del respiro. Si parla di “reazione anafilattica” in caso di interessamento contemporaneo di almeno due organi/apparati.
Cosa fare in caso di puntura
Se dopo la puntura, compaiono rossore e gonfiore in una zona di circa 2-3 cm di diametro, si tratta di una reazione perfettamente normale, dovuta al veleno iniettato dall’insetto; in questo caso si può applicare ghiaccio ed eventualmente una pomata al cortisone.
Tutte le persone che, dopo una puntura, in pochi minuti hanno manifestato uno o più sintomi sistemici, quali orticaria, vertigini, difficoltà di respiro, oppure una reazione locale molto estesa (>10 cm di diametro) della durata di almeno 24 ore devono rivolgersi alla specialista allergologo per una diagnosi e una terapia appropriata.
Lo specialista prescriverà la terapia antistaminica e cortisonica, e laddove necessario l’adrenalina autoiniettabile e l’immunoterapia specifica. L’autoiniettore di adrenalina è uno strumento medico “salvavita” che consente di iniettare l’adrenalina in circa 10 secondi, in modo da “limitare” i sintomi delle reazioni allergiche più gravi, come le reazioni anafilattiche. Il paziente dovrà sempre portarlo con sé e sapere come e quando utilizzarlo.
Se è rimasto un pungiglione nella pelle, si dovrebbe notare a occhio nudo un puntino nero al centro della parte colpita; i questo caso si tratta di una puntura di ape. È molto importante estrarlo, e farlo in modo appropriato, per evitare che il sacco velenifero che gli è attaccato continui a iniettare altro veleno. Bisogna quindi evitare di afferrarlo con le dita, piuttosto usare un’unghia, una limetta o anche un bancomat per sollevare il pungiglione gradualmente dal basso.
Se il paziente sa già di essere allergico, deve avere con sé i farmaci di emergenza (antistaminico, cortisone e, nei casi di reazioni più gravi, anche autoiniettore di adrenalina) e deve essere stato istruito sul loro utilizzo; anche se si dispone di questi farmaci, dopo averli assunti è meglio farsi portare in ogni caso al più vicino pronto soccorso o chiamare il 118.
Come fare prevenzione
Per prevenire la puntura di api, vespe e calabroni è necessario evitare di indossare vestiti con colori accesi e vivaci, non utilizzare profumi intensi e, in presenza di un imenottero, non compiere gesti bruschi, non agitarsi o urlare, ma allontanarsi con calma.
Altro consiglio prezioso: non camminare a piedi nudi nell’erba per evitare il contatto accidentale.
Come già accennato, in presenza di allergia al veleno di imenotteri, è bene dotarsi – previa indicazione medica – di un dispositivo in grado di iniettare adrenalina, garantendo la possibilità di avere il tempo necessario per dirigersi al Pronto Soccorso senza che la situazione peggiori.
Infine, se si ha una diagnosi di allergia al veleno degli imenotteri, è possibile ricorrere all’immunoterapia specifica, impropriamente “vaccino” che risolve il problema alla radice, in quanto protegge il paziente da future reazioni allergiche. È stato dimostrato che questa terapia migliora nettamente la qualità della vita dei pazienti, soprattutto per quanto riguarda l’ansia e la possibilità di vivere una vita normale senza il timore di essere punti all’improvviso da un imenottero.